OROSEI: polemiche elettorali tra demagogia e smemoratezza

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Durante le campagne elettorali, si sa, le parti in contesa hanno l'abitudine di rinfacciarsi le cose cattive e, viceversa, di attribuirsi il merito delle cose buone (o di quelle che ritengono tali...), ovviamente nascondendo o esaltando, secondo convenienza, le rispettive responsabilità.

Così qualche giorno fa ( La Nuova del. 3 marzo 2016 ) la minoranza dell'amministrazione uscente ha rimproverato alla maggioranza (e in particolare al sindaco, che "in cinque anni non è riuscito a chiudere l'iter progettuale") la responsabilità della perdita dell'ingente finanziamento di 15 milioni di euro per la costruzione della strada di circonvallazione Nord e di un nuovo ponte sul fiume Cedrino.
Secondo l'opposizione si tratta di "una perdita estremamente grave e di un forte danno per l'intera comunità, privata di una delle più importanti e strategiche opere degli ultimi decenni" 
Dal suo canto il sindaco si scrolla ogni responsabilità e dichiara che nella fase dell'elaborazione progettuale "sono sorti problemi di tipo legale che hanno bloccato il tutto". 

A sollevare "i problemi di tipo legale",sono stati, secondo il sindaco, i proprietari dei terreni su cui dovrebbe sorgere l'opera, "protocollando un gran numero di osservazioni " che vertevano principalmente sul prezzo irrisorio degli espropri e sull'alto valore agricolo e ambientale dei terreni.
Il "Comitato Arbolotta", costituito dai proprietari espropriandi, tirato in causa come responsabile primo ed esclusivo del danno, ha buon gioco nel ristabilire la verità dei fatti, sui quali giudicherà la comunità di Orosei nelle elezioni fra poche settimane.

Schematicamente, sul merito dei fatti.
In primo luogo il "Comitato" contesta il carattere "strategico" dell'opera. La circonvallazione è, in realtà, frutto di un progetto estemporaneo, derivato dalla rimodulazione del finanziamento di un porto turistico, il tutto all'insegna dell'improvvisazione, come ripiego occasionale e sulla base di considerazioni del tutto estranee al merito e alla effettiva utilità dell'opera, senza nessun legame con i bisogni del paese se non quello apparente del controllo delle cospicue risorse. 

Non avrà ricadute nell'economia di Orosei e della Baronia, neanche sotto il profilo dell'occupazione; non risolverà i problemi del traffico, artificiosamente enfatizzati e distorti; lascerà solo detriti e macerie e il lascito finale della devastazione di una delle pochissime zone ancora miracolosamente intatte; innalzerà a livelli di pericolosità incontrollabile il rischio idrogeologico per la estrema fragilità dell'intera zona; sottrarrà all'agricoltura e alla produzione una fetta rilevante di un territorio fertilissimo, creando un danno irreparabile a chi lo coltiva oggi e alle generazioni future, con la perdita irresponsabile di suolo agrario e la rovina di un habitat, inserito, non casualmente, all'interno della riserva naturale di cui all'art. 21 della L.R. 7 giugno 1989 n. 31 e del sito di interesse comunitario di cui alla Direttiva Comunitaria 92/43 CEE.

A ciò si aggiunge l'assoluta inattendibilità del c.d. piano finanziario: l'importo complessivo previsto è di € 21.350.000 ma quello effettivamente stanziato è di € 15.000.000,00. Ciò ha indotto i progettisti ad adeguare l'opera alla somma realmente disponibile ( ad es. riducendo lo spessore del manto bituminoso e persino la vernice delle strutture metalliche del ponte).
Ma soprattutto fissando il costo di esproprio dei terreni al tetto di € 500.000,00, con un costo unitario, per mq., di 0,49 cent., macroscopicamente in contrasto con norme imperative e con precetti di rango costituzionale. Il costo effettivo di esproprio, ove fosse confermata la volontà di portare a compimento l'opera, non sarà inferiore a cinque/sei milioni. 

Ciò significa che l'opera, qualora fosse iniziata, sarà inevitabilmente condannata a un'eterna incompiuta (come da italica tradizione) e, comunque, con costi assolutamente esorbitanti.
E allora noi poniamo alla maggioranza e alla opposizione questa semplice domanda: vale la pena avventurarsi in un'opera priva di utilità effettiva, estremamente costosa e per di più dannosa ?
Ci sono alternative più realistiche e più utili. Noi del Comitato siamo disponibili al confronto.



LA CIRCONVALLAZIONE E IL NUOVO PONTE SUL FIUME CEDRINO

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Qualche settimana fa il consiglio comunale di Orosei, all’unanimità, ha approvato il progetto preliminare della circonvallazione nord-sud destinata a collegare la SS 129 alla SS 125, con un nuovo ponte sul fiume Cedrino e il piano parcellizzato di esproprio.

Alla seduta è stato invitato il Comitato Arbolotta, costituito dai proprietari dei terreni su cui si svilupperà il tracciato, ai quali è stato notificato l’avvio del procedimento di esproprio.
Il tracciato della nuova arteria è destinato a incidere gravemente su un’intera vallata, di straordinario valore ambientale e di grandi potenzialità produttive.
Secondo i progettisti del R.T.P. Soc. mandataria NET Enginering s.p.a., e U.TE.CO. soc. coop.e r.l. (mandante) e ing. Monagheddu (mandante), di Monselice (PD), tra i potenziali tracciati presi in esame, quello adottato, pur presentando significativi rischi idrogeologici in relazione alla conformazione del territorio, è quello che presenta il rischio idraulico minore, ma soprattutto, secondo i progettisti, è l’unico compatibile con le risorse disponibili.

Il dibattito, all’interno del Consiglio, nonostante la rilevanza dell’opera, il cospicuo impegno finanziario e le contestazioni del Comitato dei proprietari in procinto di essere espropriati, è stato quasi nullo: l’unico intervento di dissenso è stato quello del consigliere Loi il quale ha censurato “la volontà di realizzare un ponte in una piana fertile e bellissima” e ha ricordato che l’amministrazione precedente aveva previsto, in alternativa all’attuale progetto, “un allargamento della strada vicinale di “Ervore” e un ampliamento del ponte già esistente”.
Nonostante abbia dichiarato di non condividere l’ubicazione indicata in progetto, ha, tuttavia, votato per la sua approvazione.

L’importo complessivo del progetto, così come approvato dal Comitato Tecnico Regionale della RAS, Assessorato LL.PP. in data 22/05/2012, è di € 21,350.000,00.
Tuttavia, poiché la somma effettivamente disponibile è di € 15.000.000,00, nel progetto preliminare è prevista la realizzazione del solo primo lotto funzionale, con una riduzione delle spese relative ad alcune parti dell’opera come lo spessore del manto bituminoso e persino delle vernici del ponte.
Il Sindaco, concludendo il dibattito, ha dichiarato che “l’unica alternativa alla scelta progettuale di ubicazione dell’intervento sarebbe la perdita del finanziamento di 15 milioni.” .

Delineato il quadro, per così dire, progettuale-istituzionale, a completamento, occorre ricordare che il finanziamento dell’opera è frutto della rimodulazione della spesa prevista per la costruzione del porto turistico; la costruzione della strada di circonvallazione non è stata, pertanto, compiuta all’origine dello stanziamento come scelta prioritaria ma come una opzione di ripiego e, per usare le parole del sindaco, “per non perdere il finanziamento”.

Ciò che colpisce nel lunghissimo iter progettuale è la improvvisa accelerazione dell’ultimo anno con alcuni passaggi in cui traspare la volontà di sgombrare il campo da paventate contestazioni e di mettere tutti di fronte al fatto compiuto, pur nell’apparente rispetto formale delle procedure previste dalle norme.

Non altrimenti si può spiegare la scelta di pubblicare, secondo obbligo di legge, l’avviso di avvio del procedimento diretto all’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio, nel quotidiano nazionale “Italia Oggi” e nella edizione asseritamente regionale del quotidiano “Corriere dello Sport”, che, presumibilmente, non hanno un bacino di lettori di massa, principalmente in Sardegna, e, forse, solo qualche isolato estimatore all’interno dell’amministrazione comunale.

Dall’albo pretorio l’avviso è sparito dopo qualche giorno così come è stato rimosso dal sito internet del comune.
Soltanto col “passa parola” i proprietari sono venuti a conoscenza di quanto si cucinava nelle segrete stanze del comune e a ridosso della scadenza della facoltà di sollevare eccezioni e proporre opposizione.
Al di là di un parlottio sincopato, in assenza di un vero dibattito e di una informazione tempestiva e corretta i proprietari si sono visti costretti a costituirsi in Comitato e hanno fatto una serie di osservazioni procedurali e di merito e proposte alternative.

Il tracciato previsto in progetto si sviluppa tutto all’interno di una vallata di eccezionale fertilità e di straordinario pregio ambientale. Non casualmente tutta la zona è inserita nel Sito di Interesse Comunitario (area SIC - Direttiva Comunitaria 92/43 CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e della flora e della fauna ai fini della salvaguardia della biodiversità).
Tutta l’area è anche intensamente coltivata, da molte generazioni, con colture specializzate e molte famiglie hanno nel sito il proprio orto familiare, tramandato nelle discendenze parentali, da cui ricavano provviste di frutta e verdura di qualità per tutto l’anno e nei quali gli anziani occupano utilmente il proprio tempo mantenendo vivo l’interesse alla vita e che certo non sarebbero ripagati da una indennità, per altro miserabile: € 0,49 per metro.


I terreni della vallata sono di natura alluvionale, formatisi nel corso di molte diecine di migliaia di anni e come lascito riparatore alle periodiche furie devastatrici delle acque: l’ultima il 18 novembre 2013.

Tutto questo rischia di andare distrutto per un’opera di dubbia utilità.
Gli assunti portati a sostegno del progetto si fondano, si fa per dire, sull’esigenza di dirottare fuori dal paese il traffico dei mezzi pesanti provenienti dalle cave e, in estate, del traffico turistico, di eliminare la strozzatura del ponte storico, sulla necessità di non perdere i finanziamenti e sulla impossibilità, ormai, di ritornare indietro.

Non uno di questi argomenti regge a un esame oggettivo e disinteressato.

Per quanto attiene al traffico pesante, da e per le cave, dopo il finanziamento e l’appalto (13 febbraio scorso) della tangenziale ovest dalla località Zanzi al Rimedio, il problema più impellente è in via di risoluzione. Il traffico degli autoarticolati con il loro carico di blocchi di marmo si dirige, in larghissima prevalenza, verso i porti del nord dell’Isola e, quello residuo, verso i centri urbani regionali e tutti hanno l’esigenza di raggiungere, per la via più breve, la SS 131, abbandonando il vecchio percorso della Orientale sarda.

Per quanto, invece, attiene all’incremento del traffico turistico, per poche settimane durante l’estate, pare eccessivo pensare di costruire una nuova strada, con un nuovo ponte ( dal costo esorbitante) devastare un’intera vallata, consumare territorio, pregiudicare l’integrità di un’oasi ambientale di valore inestimabile, incrementare il rischio idrogeologico di un territorio già fragilissimo (come ammesso dagli stessi progettisti e come sperimentato dalle periodiche alluvioni, neanche tanto remote), dal costo a lungo termine ancora più pesante, a fronte di nessun reale beneficio per il paese e per tutta la bassa Baronia.

Il problema, ammesso che esista, si può risolvere con un piano del traffico intelligente e a basso impatto ambientale: un’area di parcheggio fuori del paese e un servizio di navetta ( ad es. con i simpatici trenini) e percorsi ciclabili verso le località balneari; soluzione, questa, capace di creare anche posti di lavoro non fittizi.

Il turismo si mantiene e si incrementa con la bellezza del territorio, la vivibilità del suo ambiente e tante altre cose; non con strade superflue e gettate di cemento indiscriminate.
Per eliminare la presunta strozzatura del vecchio ponte, è stato sostenuto, e pare, in tale contesto, la soluzione più ragionevole che, in alternativa, sia più accettabile la costruzione meno dispendiosa e meno devastante di un nuovo ponte, a lato di quello esistente.

Quanto, poi, all’argomento legato alla preoccupazione di non perdere l’ingente finanziamento, esso pare il meno fondato di tutti.
Già al momento in cui si pensava di costruire un porto turistico, verificatane la non realizzabilità, vi è stata una rimodulazione dello stanziamento, dirottato successivamente verso il progetto in discussione.
Nulla toglie la possibilità di formulare una richiesta di una nuova rimodulazione, a patto di presentare un progetto ragionevole, di largo respiro, che parta dalla salvaguardia dell’ambiente, ricchezza permanente, di oggi e di domani.

Il recente convegno del 31 maggio scorso, a Cagliari, con la partecipazione, tra gli altri, del presidente della Regione, segna una tappa importanza nel percorso di ripensamento delle politiche di salvaguardia del territorio e una inversione di tendenza rispetto al consumo dissennato del suolo, risorsa non inesauribile, con la perdita di un immenso patrimonio di biodiversità, di superficie agricola, di paesaggio oltre all’effetto moltiplicatore di catastrofi naturali.

In quella occasione il presidente della Regione Pigliaru, ha ricordato che la recente alluvione ha causato danni stimati in 650 milioni di euro.

La conclusione ovvia è che le opere in contrasto con la naturale vocazione del territorio o non necessarie o semplicemente inutili non solo sprecano risorse preziose nel presente ma sono foriere di danni ingenti nel futuro.

Premesso che nessuno auspica la perdita del finanziamento, il Comitato sostiene che vi è un altro modo possibile di utilizzare le ingenti risorse, a beneficio di tutta al comunità di Orosei e dell’intero territorio.
In via preliminare occorre sfatare il mito che la costruzione della strada e del nuovo ponte si traducano in un arricchimento per il paese: in nessuna fase, dalla progettazione alle imprese esecutrici dell’opera, dalla fornitura dei materiali ai supporti logistici, saranno coinvolte le intelligenze, le capacità professionali e imprenditoriali e le risorse del territorio. Al massimo concederà, per un tempo limitato, una marginale occupazione di manovalanza, senza ulteriore beneficio a fronte di una perdita definitiva di un territorio che ha dato da tempo immemorabile, che dà e darà per il futuro occasione di occupazione qualificata nella produzione di frutta, di verdura, di risorse alimentari di qualità, di cibo in generale, per sé stessi, per il paese, per i turisti, per il territorio.
Il Comitato ha fatto una serie di proposte alternative, di facile praticabilità, suscettibili di valorizzare le risorse locali e di creare occupazione permanente e di non perdere, nel contempo, la dotazione finanziaria assegnata.

In primo luogo il risanamento del fiume, oggi una cloaca a cielo aperto, per restituire qualità alle acque, con la costruzione di un nuovo depuratore efficiente; il dragaggio di un tratto dell'alveo fino al comune di Galtellì, per renderlo percorribile con imbarcazioni a basso pescaggio; la realizzazione di un percorso pedonale e ciclabile, con punti di ristoro e aree ludico-sportive nella vallata a fini turistici per valorizzare i prodotti della zona e l’incremento occupazionale e guide turistico-ambientali.

A fondamento della scelta degli amministratori sta il falso presupposto che la tutela dell’ambiente non crei ricchezza: la verità è che una strada, a maggior ragione quando essa sia inutile o di dubbia utilità, crea ricchezza solo per pochi.

Come detto, non lascerà tracce nel comune di Orosei: non valorizzerà l’imprenditoria locale, non creerà occupazione, se non marginale e pochi mesi; distruggerà, al contrario, posti di lavoro esistenti, cancellerà aziende di allevatori e coltivatori, lascerà reliquati inutilizzabili e deprezzati, e restringerà la base produttiva del paese, secondo una tendenza ormai pluridecennale e incrementerà la speculazione sugli scampoli di terreno agrario.

Orosei, in questo modo sta distruggendo il proprio futuro.
Il turismo non si muove per una strada ma per la bellezza della natura, per la ricchezza delle risorse alimentari, per la fruibilità dei suoi spazi.
Si stanno buttando via gioielli per accumulare detriti!

Le aree naturali protette, in Italia, generano un giro d’affari di 2 miliardi di euro all’anno e un fatturato pari a 9 miliardi di euro, con un’occupazione di 86 mila posti di lavoro (4 mila diretti,17mila per servizi, 65 mila per turismo, agricoltura, artigianato, commercio), con 2.450 centri visita, strutture culturali e circa 34 milioni in media di visitatori ogni anno.

Questa è la vera ricchezza!

L’auspicio è che lo capiscano anche gli attuali amministratori di Orosei e si allerti la vigile attenzione di tutta la comunità del paese e dell’intero territorio.

E non sarà comunque questo a fermarci.

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Venerdi' 23 scorso, il Consiglio comunale di Orosei, all'unanimità, ha approvato il progetto preliminare di collegamento tra le SS 125 e 129 con un nuovo ponte sul fiume Cedrino e il piano particellare di esproprio.

Erano presenti alla seduta, un gruppo di proprietari ai quali era stato notificato l'avvio del procedimento preordinato all'esproprio. L'unico intervento, tra i consiglieri, che ha manifestato qualche dubbio sulla soluzione prescelta riguardo al tracciato, è stato quello del consigliere Loi. Ma poi ha votato con la maggioranza, rendendo puramente formale il proprio dissenso.

In questo modo il procedimento di inevitabile devastazione dell'oasi naturalistica (inserita nel Sito di Interesse Comunitario) coltivata con colture di pregio, ha compiuto un ulteriore passo in avanti.

Hanno preso la parola esponenti del comitato dii difesa di Arbolotta ma le loro osservazioni e contestazioni sono state del tutto ignorate.

Le scelte degli amministratori si fondano, sostanzialmente, su due punti: non perdere i finanziamenti stanziati per l'opera e la necessità di dare soluzione ai problemi del traffico soprattutto nel periodo estivo.

Infondati o artificiosamente enfatizzati l'uno e l'altro.

Il finanziamento può essere benissimo rimodulato (come già avvenuto una prima volta) e la deviazione del traffico fuori dal centro abitato, (ammesso che sussista), può essere risolto con soluzioni che non sottraggano alla produzione agricola terreni di grande fertilità (terreni alluvionali formatisi nel corso di decine di migliaia di anni) nei quali generazioni di coltivatori hanno creato ricchezza e che devono essere ritrasmessi intatti alle generazioni successive.

E' falso che la salvaguardia della integrità del territorio non crei ricchezza: la verità è che una strada, a maggior ragione quando essa sia inutile o di dubbia utilità, crea ricchezza solo per pochi. Non lascerà tracce nel comune di Orosei. Non valorizzerà l'imprenditoria locale; non creerà occupazione,se non marginale e per pochi mesi.

Distruggerà posti di lavoro esistenti, cancellerà aziende di allevatori e coltivatori, lascerà reliquati inutilizzabili e deprezzati e restringerà la base produttiva del paese, secondo una tendenza ormai pluridecennale e incrementerà le speculazioni sugli scampoli di terreno agrario. OROSEI, IN QUESTO MODO, STA DISTRUGGENDO IL PROPRIO FUTURO!!

Il turismo non si muove per una strada ma per la bellezza della natura, per la ricchezza delle risorse alimentari, per la fruibilità dei suoi spazi. 

Si stanno buttando via gioielli per accumulare detriti!

Le aree naturali protette, in Italia, generano un giro d’affari di 2 miliardi di euro all’anno e un fatturato pari a 9 miliardi di euro, con un’occupazione di 86 mila posti di lavoro(4 mila diretti, 17 mila per servizi, 65 mila per turismo, agricoltura, artigianato, commercio), con 2.450 centri visita, strutture culturali e circa 34 milioni in media di visitatori ogni anno. 

Questa è la vera ricchezza!

Tutta la popolazione di Orosei deve essere correttamente informata e deve essere messa in condizioni di decidere, senza deleghe a un gruppo di persone incapace di guardare al futuro con lungimiranza e con disinteresse.

                                          ~    ~   ~


Qui, invece, potete leggere l'articolo, sempre  relativo all'incontro di avant'ieri, scritto da Fontanesi, su La Valle del Cedrino. (Valle, aggiungeremmo, che fra poco, gli Oroseini, rischiano di non avere e vedere  più)


La bellezza che potremmo perdere

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La documentazione fotografica di alcuni terreni coinvolti dall'esproprio, visti dal colle di S.Lucia

(Cliccare sulle foto per ingrandire)







Secondo passo: l'unione fa la forza

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Non si poteva comunque stare con le mani in mano. Perciò, una volta eseguiti i primi adempimenti, dettati dall'iter procedurale, si è deciso di formare un Comitato per assicurare una migliore azione comune.


Inevitabilmente, lo sguardo si è fatto più "panoramico", e si è deciso di coinvolgere, almeno a livello informativo, gli enti potenzialmente e concretamente interessati al benessere della vallata. 

Da qui, la lettera seguente, inviata al FAI, a LEGAMBIENTE e al GRUPPO DI INTERVENTO GIURIDICO.




AL GRUPPO DI INTERVENTO GIURIDICO

A LEGAMBIENTE

AL FAI

CAGLIARI



Cari amici,



qualche settimana fa il Comune di Orosei ha notificato ad oltre 120 proprietari coltivatori in regione Arbolotta, nella piana del Comune, l’avvio del procedimento relativo alla apposizione del vincolo preordinato all’esproprio per l’esecuzione dei lavori di collegamento delle SS 125 e 129 con nuovo ponte sul fiume Cedrino.

A seguito di tale notifica, un gruppo di proprietari si è costituito in comitato, contestando la scelta del Comune per il danno irrimediabile che arreca a una delle zone più belle, più fertili e intensamente coltivate dell’agro del comune a fronte, soprattutto, della assoluta inutilità dell’opera, il cui preventivo di spesa supera i ventidue milioni.

La necessità dell’opera, secondo gli intendimenti del comune, si giustifica con l’esigenza di dirottare il traffico dall’interno dell’abitato verso la nuova strada di circonvallazione.

Secondo noi la motivazione è pretestuosa, a maggior ragione dopo la recentissima aggiudicazione dell’appalto ( 13 febbraio u.s.) relativo ai lavori di realizzazione della tangenziale Ovest e Nord di collegamento della SS 125 alla SS 129 dalla località Zanzi al Rimedio con lo scopo prioritario di eliminare l’attraversamento del centro abitato da parte dei mezzi pesanti da e per le cave. L’opera, attesa da circa dieci anni, ha un costo di circa due milioni ed è stata considerata di grande importanza per il comune di Orosei e per l’intero territorio e in grado di risolvere i problemi più gravi legati al traffico non solo dei mezzi pesanti.

A nostro avviso, viene meno, pertanto, una delle ragioni principali che sorreggono la motivazione a sostegno dell’opera in contestazione: la necessità di disciplinare il traffico veicolare, soprattutto durante la stagione turistica.

Come diciamo nel documento di contestazione inviato al Comune e alle forze politiche di maggioranza e di opposizione, il traffico legato all’afflusso turistico stagionale viene artificiosamente ingigantito per dare una parvenza di ragionevolezza alle motivazioni tese a giustificare la soluzione adottata.

Il problema, invero, si pone esclusivamente per qualche settimana all’anno e non si costruisce una nuova strada dal costo esorbitante e dal danno certo e irreparabile a un’oasi di pregio naturalistico straordinario e di grande fertilità e intensamente coltivata con colture di pregio, perché si assume l’esistenza, per pochi giorni all’anno, di un traffico veicolare appena sopra il consueto.

In ogni caso, ammessa l’esistenza di un problema connesso alla fluidità del traffico, noi abbiamo suggerito una soluzione ragionevole, capace insieme di eliminare l’inquinamento, di rendere fruibile l’abitato, di creare nuova occupazione e di utilizzare in modo proficuo una parte dell’ingente finanziamento disponibile: la costruzione di un parcheggio in apposita area e l’attivazione di un servizio di navetta per le località balneari.

La costruzione di una nuova strada non porta nessun beneficio al paese, neanche in termini occupazionali, consuma inutilmente territorio in un comune che ha subito, negli ultimi trent’anni, un processo di urbanizzazione violento senza creare sviluppo duraturo e con evidenti squilibri ambientali che ha lasciato segni dolorosi, e non rimarginati, nelle ultime due alluvioni.

La zona in predicato di espropriazione è allocata, come abbiamo detto più sopra, in un’oasi di inestimabile valore ambientale e produttivo: corre lungo la riva destra del fiume Cedrino, con terreni di natura alluvionale profondi e fertilissimi, in un contesto miracolosamente incontaminato, nel quale parecchie diecine di coltivatori praticano colture specializzate e che verrebbero sradicati con una miserabile indennità e un costo umano e sociale irreparabile.

Nell’ambito dello strumento di pianificazione territoriale la destinazione urbanistica della zona in questione è disciplinata dal Piano Regolatore Generale approvato con Decr. Reg. n. 1507 del 25/09/1987 P.T.P. ex lg. reg. n. 45 del 22/12/1989 ed è assoggettata al vincolo della Direttiva Comunitaria n. 92/43 di salvaguardia e protezione degli habitat naturali e della flora e della fauna (istituzione dei Siti di Interesse Comunitario – SIC).

La destinazione urbanistica è all’interno della Zona Hf – Parco attrezzato del fiume Cedrino, fascia di rispetto ambientale in un’area di conservazione integrale ai sensi della lg. reg. n. 45/89 e della Direttiva Comunitaria n. 92/43 CEE compresa nell’area SIC di Avalè - Palude di Osala. 
La lg. reg. 45/89 è tesa a garantire la conservazione integrale dei singoli caratteri naturalistici, storici, morfologici e dei rispettivi insiemi.

(Zona SIC : tutti gli interventi in queste zone devono essere sottoposti a valutazione di incidenza ai sensi dell’art. 5 del DPR 357/97 che approva il regolamento di attuazione della Direttiva comunitaria CEE n. 92/43).

Questi rigidi vincoli normativi e ordinamentali vengono disinvoltamente aggirati dal progetto preliminare di costruzione dell’opera e considerati come inesistenti dall’amministrazione comunale.

Noi riteniamo che sia necessario un ripensamento e che i finanziamenti resi disponibili vengano utilizzati per progetti molto più utili per la comunità.

Nel nostro documento ne abbiamo indicati alcuni ma altri evidentemente ne potrebbero essere proposti: tutti a impatto ambientale nullo, anzi alternativi a un consumo dissennato e privo di ragioni plausibili di territorio e capaci di creare nuova, qualificata e duratura occupazione.

Tra le diverse proposte da noi avanzate ne richiamiamo due in particolare: la valorizzazione del corso del fiume Cedrino, fino al comune di Galtellì con imbarcazioni leggere e di pescaggio superficiale, con un percorso di grande fascino naturalistico e un itinerario pedo-ciclabile che utilizzi l’attuale strada vicinale, adeguata ovviamente all’ampliamento della sua utilizzazione, per rendere fruibile non solo dai flussi turistici amanti della natura ma da tutti i cittadini del comune e del territorio la bellezza e la integrità dell’oasi, con giovamento anche per le attività produttive che vi insistono e per quelle che potrebbero essere utilmente allocate come punti di ristoro, di attività ludiche e sportive nonché di guida turistico-ambientale.

Questo sviluppo alternativo potrebbe, oltretutto, essere di esempio per altri comuni del territorio, invece di inseguire progetti illusionistici privi di fondamento che, come il recente passato ci insegna, non portano da nessuna parte e lasciano solo macerie, non solo materiali, e inutili rimpianti.

Il consumo del territorio, in quanto risorsa non rinnovabile, attraverso la cementificazione, è diventato un problema di emergenza nazionale; la perdita di terreno agrario, risorsa infungibile e strategica per la produzione alimentare, anche in Sardegna ha risvolti preoccupanti e deve essere fermata.

La nostra regione ha una grave dipendenza per l’approvvigionamento di derrate alimentari e non può perdere neanche un metro di terreno agrario, soprattutto quando ha i requisiti di qualità e produttività quali quelli che si vorrebbe espropriare. Infine, si distruggono, senza alcuna apprezzabile contropartita, posti di lavoro per l’oggi e per il domani per un’opera che non crea ma distrugge ricchezza.

L’attuale amministrazione comunale, ha evidentemente un’altra visione del bene comune se ha ideato di disseppellire il progetto concepito in una diversa stagione politica e se ha ritenuto, con una scelta che desta sospetto, di adempiere all’obbligo formale di pubblicazione dell’avvio del procedimento relativo all’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio non su quotidiani regionali, di più ampia diffusione e alla portata di tutti, ma su “Italia Oggi”, di presunta diffusione nazionale, nonché sul “Corriere dello Sport” di asserita diffusione regionale, oltre che sull’Albo Pretorio on line del comune e del sito della Regione Sardegna.

Dall’albo pretorio on line è sparito dopo qualche settimana, come pure è sparito dal sito informatico regionale.

Probabilmente l’Amministrazione in carica non aveva ( e non ha) un grande interesse che, né i cittadini interessati né, tanto meno, l’intera popolazione venga a conoscenza di quello che si cucina nelle segrete stanze e, al contrario, ha interesse che venga preventivamente disarmata e posta davanti al fatto compiuto una eventuale opposizione.

Tuttavia, il nuovo clima politico regionale ci induce a sperare che non si dia nessuna copertura per un’operazione di sperpero di risorse ed eminentemente propagandistica e che vengano revocati/bloccati i finanziamenti da riqualificare e concedere solo ed esclusivamente per progetti che abbiano una ricaduta reale a beneficio di tutta la comunità e dell’intero territorio.

Se questa nostra analisi è corretta e condivisa, a Voi tutti, cari amici, chiediamo il supporto della vostra competenza e della vostra capacità di proposta e di mobilitazione di tutti coloro che non si rassegnano al declino anche quando venga camuffato sotto le sembianze ingannevoli di progetti mirabolanti .

Se lo ritenete opportuno, siamo pronti a mettere a vostra disposizione tutto il materiale relativo e a mettere in calendario un primo incontro di reciproca conoscenza e di auspicabile collaborazione.



IL COMITATO

Il primo passo degli agricoltori

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Riavutisi dalla sorpresa, gli agricoltori e i proprietari coinvolti, spedirono nel breve tempo concessogli, le loro osservazioni personali al Comune di Orosei, non senza allegare una lettera "collegiale", che riassumesse il sentire comune di tutti, e che vi riportiamo qui sotto. 



Al Sindaco
Alla Giunta
Del Comune di Orosei
Via Santa Veronica n. 5
08028 Orosei

OGGETTO: Lavori di “Collegamento delle S.S. 125 e 129 nuovo ponte sul fiume Cedrino.
CUP: D94E05000140002 del 13.01.2014


In riferimento all’avviso pubblico in oggetto specificato, i proprietari dei fondi interessati all’eventuale esproprio, contestano la proposta elaborata con “il piano particellare di esproprio“ pubblicato dal Comune di Orosei, e pur non intendendo assumere una posizione conflittuale, si oppongono al provvedimento e quindi alle scelte dell’amministrazione comunale, ed in merito esprimono un modesto parere e dei suggerimenti costruttivi.

L’impatto ambientale delle opere che s’intendono realizzare, è rappresentato emblematicamente, dalle simulazioni elaborate in sede di progettazione a cui si rimanda ritenendo che non abbiano bisogno di ulteriori commenti. Tuttavia, del manifesto deturpamento della vallata, è evidente che questa amministrazione non potrà andarne fiera in futuro.

L’ubicazione dell’opera appare quanto mai inopportuna perché collocata a ridosso dell’alveo del fiume, in un’oasi con vocazione naturalistica, storicamente consacrata alla pastorizia, alle coltivazioni degli ortaggi, degli agrumi, e alla cultura vivaistica.

L’inopportunità del sito prescelto, è comprovata dalla fragilità idrogeologica del sito. Come è a tutti noto, la vallata interessata ai lavori si trova a ridosso di un fragile costone costituito da basalto ed arenarie, soggetto a smottamenti e frane soprattutto nel periodo invernale, quando le copiose precipitazioni atmosferiche dall’altipiano “Gollei” riversano le acque lungo il costone. La vallata trovandosi ben al di sotto del punto altimetrico della statale 129, nel tratto di strada che conduce in paese, è oggetto di continui allagamenti nelle stagioni autunno- invernale. Nell’ultima calamità del 18 novembre, la vallata è stata per diversi metri sommersa dall’acqua, rendendola impraticabile per giorni, determinando ingenti danni alle culture, alle attività artigianali, e agli automobilisti che loro malgrado sono stati raggiunti dal nubifragio .

Come è evidente. la realizzazione dell’opera non agevolerebbe gli autoarticolati provenienti dalle cave che, non trovando giovamento nell’immettersi nella statale 125 all’uscita del paese, continuerebbero a percorrere la statale 129 per dirigersi verso la SS131 DCN, per evitare l’imbottigliamento sulla Statale 125 soprattutto nel periodo di maggiore traffico, cioè quello estivo. Anche gli operatori della zona industriale cittadina e la locale clientela continuerebbero a percorrere l’ attuale rete viaria per raggiungere il centro cittadino.

Per contro, la nuova bretella stradale potrebbe verosimilmente escludere definitivamente dal paese, il transito “di passaggio” di forestieri e turisti, con evidenti ripercussioni sul tessuto economico del settore turistico e dei pubblici esercizi. Mentre nel periodo estivo potremo assistere ugualmente ad intasamenti del traffico dovuto alle migliaia di turisti che la sera raggiungono il centro cittadino dalle località balneari, percorrendo il vecchio tracciato e quindi il restringimento del “ponte storico”.

Si contesta inoltre, l’opportunità di codesta amministrazione comunale di investire risorse nella realizzazione di un’opera di viabilità esterna che solitamente è dovuta agli enti territoriali e nazionali sovra ordinati. Le risorse a disposizione, si ritiene non siano sufficienti a realizzare i lavori programmati, non avendo valutato congruamente le difficoltà di realizzazione del tratto stradale nella sua interezza, ed in particolare, l’assetto geomorfologico dell’area e i connessi rischi idrogeologici, dovuti all’instabilità dei pendii e soprattutto alla prossimità della foce del Cedrino, che in passato hanno costituito uno dei maggiori rischi per le attività produttive e per l’incolumità pubblica.

Alle cospicue risorse per la realizzazione dell’opera, dovranno inoltre sommarsi le necessarie periodiche attività riguardanti le manutenzioni ordinaria e straordinaria per la tenuta in efficienza del manto stradale, la segnaletica e la stipula delle dovute assicurazioni per risarcimenti o contenziosi.

Ci si chiede se, in tempi di spending review, la realizzazione dell’ intervento così come progettato può costituire di certo un esempio di rispetto del principio costituzionale di buon andamento della pubblica amministrazione mirato alla realizzazione dell’interesse pubblico, in conformità al criterio di efficacia ed efficienza? Ed ancora, tale spendita appare opportuna e giustificabile sotto il profilo tecnico/contabile, anche di fronte agli organi di controllo in materia di entrate e spese pubbliche?

Le risorse destinate a tale intervento (che parrebbe provengano da un altro finanziamento per la realizzazione di differente opera pubblica) possono per esempio indirizzarsi ad altri interventi mirati alla tutela e conservazione del territorio, alla promozione turistica, alla viabilità, alla toponomastica cittadina e delle località turistiche ad interventi che inibiscano per quanto possibile il traffico viario e tutelinino i cittadini ed in particolare quelli più “deboli”. Si realizzino quindi piste ciclabili che colleghino la città alle località balneari, percorsi ludico-sportivi attrezzati, che invitino gli abitanti e gli ospiti ad una migliore fruizione del territorio attraverso attività motorie; si promuovano i siti storico, archeologici, religiosi, promuovendo in tal caso i mezzi pubblici o alternativi per il loro raggiungimento, favorendo una diminuzione del traffico veicolare.

Lo stesso fiume potrebbe costituire una risorsa con connotazione naturalistica mediante la realizzazione di opere compatibili con la natura dei luoghi, quali l’installazione di arredi fissi che garantiscano la fruibilità dell’area, con percorsi botanici e per l’osservazione della fauna, con piste ciclabili; favorendo i collegamenti balneari anche con i centri limitrofi con piccole imbarcazioni sportive o a basso impatto ambientale.
Si suggeriscono interventi mirati alla salvaguardia del territorio con interventi di mantenimento e pulizia degli argini, degli arenili e delle oasi naturalistiche (Su Barone, Osala, Santa Maria, L’argine, Fuile, etc.). Progetti che integrino le compatibilità dell’ambiente circostante, con la gestione di attività socio-economiche, legati per esempio all’accoglienza, all’accompagnamento dei fruitori, alla pulizia, alla gestione mirata del territorio, alle coltivazioni biologiche.

Sarebbe quanto mai opportuno predisporre un piano urbano del traffico che individui le criticità e trovi adeguate soluzioni che favoriscano la ciclo-pedonalità e l’uso di mezzi alternativi pubblici (magari assegnati in concessione per esempio ai trenini turistici) che disincentivino la mobilità dei veicoli privati nei collegamenti con le località balneari. Si promuova quindi il trasporto intermodale, individuando aree di sosta attrezzate servite da mezzi pubblici e attività di nolo di bici anche con pedalata assistita.

Com’è evidente, gli stringati suggerimenti appena elencati per sintesi e brevità, possono essere spunto di ben altre considerazioni di sviluppo e tutela del territorio che, oltre a salvaguardarlo da interventi che oggigiorno parrebbero anacronistici, offrono opportunità di lavoro rilevanti e durature in diversi ambiti, costituendo una risorsa per il tessuto economico produttivo.

Con scelte alternative all’opera contestata, l’amministrazione comunale dimostrerebbe una diversa sensibilità ambientale. Già nel breve periodo potrebbe costituire un nuovo volano di promozione del territorio seguendo più attuali criteri di fruizione delle vacanze per i turisti e di vivibilità per gli stessi concittadini.

Il piano particellare dell'esproprio

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Il primo sbaglio: la scarsa informazione

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Riportiamo l'articolo apparso, su La Valle del Cedrino, in data 11 Febbraio 2014, nel quale viene data una prima e sintetica informazione sull'errata (o quantomeno non capillare) notifica agli interessati, dell'avvio del procedimento preordinato all'esproprio dei loro terreni.

Apertura circonvallazione, critiche e polemiche per la scarsa informazione: il Comune sceglie come canale informativo solo due testate nazionali



Gli agricoltori dei fertili appezzamenti di Pontes, Bitte, Santu Lenardu, Saliche Nieddu, Fuile, Orgolotta e Sulocche non sono grandi lettori di cronache sportive nè di quotidiani di finanzia. Loro sono gente di campagna, che dall'alba al tramonto sudano sui loro possedimenti coltivando e producendo ancora oggi prodotti genuini e di qualità. Così sono rimasti particolarmente sbalorditi dal fatto che il Comune lo scorso 13 gennaio abbia pubblicato sul sito istituzionale l'avvio del provvedimento per l'esproprio delle loro terre che verranno sacrificate per la realizzazione della circonvallazione nord (collegamento SS129 - SS125) con tanti di nuovo ponte del Cedrino. Senza che fossero molto più semplicemente ed efficacemente contatti direttamente dagli uffici visto che, dalla data di pubblicazione del piano di esproprio, avevano un mese di tempo utile per presentare le loro eventuali osservazioni. Ma ancora più sorprendente è il fatto che il responsabile unico del procedimento (Area lavori pubblici del Comune) abbia individuato rispettivamente nel giornale finanziario "Italia Oggi" e nell'edizione sarda del Corriere dello Sport i due quotidiani (uno a diffusione nazionale l'altro locale) dove, come impone la legge, pubblicare a pagamento l'avvio del procedimento di esproprio. Con buona pace per i quotidiani di Cagliari e Sassari e per le grandi (certamente più diffuse e lette) testate nazionali. Morale della favola solo pochissimi dei numerosi proprietari dei terreni inseriti nel piano di espropri sono venuti a conoscenza del fatto ed ora stanno cercando di riparare alla mancata informazione avvisando tutti i loro colleghi dell'imminente scadenza per presentare le osservazioni che devono essere protocollate in Comune entro il prossimo 14 febbraio. Appena tre giorni utili ancora insomma a disposizione degli agricoltori per non perdere un passaggio che per loro potrebbe rivelarsi determinante. «Vogliamo avvisare tutti i proprietari interessati che entro il 14 febbraio scadrà il termine ultimo per poter precisare al Comune le osservazioni tecnico-giuridiche riguardanti quei fondi oggetto di esproprio, e che oggi sono stimati per un misero valore di 49 centesimi di euro al metro quadrato». Un prezzo base per terreni rurali che non tiene conto per esempio delle eventuali migliorie effettuate negli anni e che i conduttori possono inserire nelle osservazioni al piano di esproprio.



di Angelo Fontanesi

Qui troverete l'articolo originale.

L'avviso passato in sordina, del 13 Gennaio, lo potete invece vedere qui